La Brigata San Faustino, si organizzò nel settembre 1943, era una formazione partigiana nata nel territorio compreso tra Montone e Pietralunga, grazie all’opera di Bonuccio Bonucci. Nel gruppo di San Faustino, erano confluiti diversi ex ufficiali dell’esercito italiano di tendenze liberali e moderate e giovani alla macchia, renitenti alla leva, che rifiutavano di arruolarsi nella Guardia Nazionale Repubblicana, provenienti dagli ambienti rurali antifascisti in cui erano largamente diffuse le idee socialiste, tutti con lo scopo di ribellarsi e combattere i nazifascisti.
Nella Brigata si unirono grazie all’opera di Stelio Pierangeli e Venanzio Gabriotti tutte le bande formatesi spontaneamente nell’appennino tra Montone, Pietralunga e Città di Castello. Con la complicità della popolazione e l’apporto del console Walter William Orebaugh, nonostante le molte vicissitudini dovute all’endemica carenza di armi, cibo, vestiario e all’infiltrazione di spie, il 28 aprile 1944 la Brigata d’urto San Faustino liberò Pietralunga. La notte tra il 5 e il 6 maggio 1944 la Brigata tentò la liberazione di Montone. Mentre il grosso dei combattenti cercava di introdursi a Montone, la retroguardia di cinque uomini si imbatté in due camion su cui viaggiavano soldati tedeschi che stavano andando in licenza. Nello scontro a fuoco perse la vita il tenente Aldo Bologni.
Grazie all’opera della San Faustino l’Alta Valle del Tevere era in piena ribellione e a seguito dello scontro a fuoco di Montone, i nazi fascisti scatenarono nella zona un rastrellamento senza precedenti che si concentrò nel territorio di Pietralunga, tra il 7 e l’11 maggio furono uccise venti persone.
Dopo il rastrellamento che costrinse i partigiani sopravvissuti a disperdersi, la Brigata si ricostituì come Battaglione Vittorio Veneto e riprese Pietralunga. Combatté a fianco degli alleati, comandata da Stelio Pierangeli contava 170 uomini. Sotto l’artiglieria tedesca e un assedio massacrante la San Faustino e gli alleati persero Pietralunga il 10 luglio 1944.
Le truppe si ritirarono ad Umbertide, qui la Brigata fu disarmata dagli stessi alleati il 15 luglio.
Delusi, per la scelta dei comandi alleati, operata per ragioni strettamente politiche, furono costretti a tornare alle proprie case.