Convento di Sant’Agnese (sec. XV)

Nel XV secolo sulla scia del rinnovamento spirituale promosso dalla beata Angelina da Montegiove, sorsero ovunque in Umbria comunità di pinzochere che conducevano vita di pietà e penitenza, comunitaria e senza clausura. L’esistenza di una simile comunità a Montone è documentata fin dal 1492, le sorelle vivevano presso la casa di una certa Giovanna Iuliani de Caunis, secondo la regola Terz’Ordine.
Originariamente il monastero acquistato, grazie all’interessamento del comune, nel 1560 e situato nel rione di porta del Monte, era intitolato a Santa Elisabetta d’Ungheria.
Quando, nel 1571, arrivò il visitatore apostolico incaricato di far rispettare i canoni del concilio tridentino, impose alla suore la clausura, ma allo stesso tempo venne in loro soccorso poiché versavano in uno stato di profonda povertà: decise di tassare la Compagnia del Gonfalone che al contrario era estremamente ricca.
Alla fine del XVI secolo la denominazione del convento cambiò in Sant’Agnese e all’inizio di quello successivo, nel 1611 le consorelle riuscirono ad acquistare un’altra casa attigua al convento, di proprietà di Antonio Olivi, in modo da poterlo ampliare. Grazie alle molte proprietà terriere acquisite per alla pietà di generosi benefattori le difficoltà economiche furono superate. Nel 1669 la comunità era composta da 14 religiose.
Nel XIX con le soppressioni delle congregazioni religiose, le suore furono costrette ad abbandonare il convento: con quella napoleonica, tornarono nelle proprie case; con la seconda, quella seguita all’unità d’Italia, fu loro imposto di lasciare l’edificio monastico e di spostarsi in quello di Santa Caterina insieme alle benedettine.
Nel 1895 rientrarono nella loro sede, dopo averla ricomperata. Da allora la comunità monastica ha sempre costituito una presenza viva nella società montonese, impegnata nell’accudire gli orfani dopo la prima guerra mondiale, poi tenendo l’asilo infantile fino agli anni ’70 del secolo scorso.