Il territorio di Montone è bagnato dal Tevere, che ne costituisce il confine sud-occidentale; dal suo affluente di sinistra, il Carpina, con il torrente Carpinella, che scendono dalle rispettive valli a nord e nord-est dell’abitato; il torrente Lana che per buona parte del suo corso ne costituisce il limite territoriale occidentale.
Il Capanneto o Castel Vecchio occupava l’altura ove ora sorge il convento di S. Francesco. Ai lati della primitiva fortezza sommitale due vaste terrazze permettevano, verso ovest il controllo della valle del Tevere, verso est quella del fiume Carpina.
La zona compresa tra Tevere e Carpina, secondo le testimonianze archeologiche, vide la presenza di insediamenti umani fin dal paleolitico medio, altri reperti documentano che il suo territorio era ancora stabilmente frequentato nell’età del bronzo quando le popolazioni umbre ed etrusche risiedevano le une alla sinistra e le altre alla destra del Tevere, spesso in luoghi d’altura che permettevano un agevole controllo delle vie di comunicazione.
In epoca romana, a Santa Maria di Sette, nei pressi del punto dove il Carpina si immette nel Tevere, una ricca villa rustica nel II secolo traeva i propri benefici dalla fertile pianura che la circondava, quest’area era già frequentata in periodi di molto precedenti, probabilmente come luogo di scambio, legato al trasporto delle merci lungo il fiume e alla presenza di un importante diverticulum, che diramandosi dalla direttrice principale verso Tifernum Tiberinum, conduceva più brevemente a Pietralunga, per ricongiungersi a Cagli nella via Flaminia.
Con la dissoluzione dell’Impero romano, la Guerra greco-gotica e più tardi, dal 568, la calata dei Longobardi, la valle del Tevere divenne una terra estremamente militarizzata. Le principali vie di comunicazione tra Roma e Ravenna – la via Flaminia e la via Amerina – costituivano un importante obiettivo di occupazione da parte degli schieramenti in campo. Alla fine del VI secolo i Longobardi avevano ormai conquistato gran parte dell’Italia settentrionale e la Tuscia fino ad Arezzo; governavano i ducati di Spoleto e di Benevento. Soltanto una sottile striscia di terra continuava a collegare Roma e Ravenna passando per Perugia. Tra il 590 e il 605 anche Città di Castello cadde nelle mani dei Longobardi e il limes superiore del corridoio bizantino si spostò inevitabilmente sulle valli del Carpina e del Niccone. La linea di difesa era costituita da una serie di castelli, piazze munite e fortezze, poste alla sommità dei colli, che seppur di modeste dimensioni, assicuravano il controllo delle vie di comunicazione e garantivano la sicurezza delle produzioni agricole nelle valli.
È probabile che su uno questi antichissimi luoghi fortificati, sia sorto in epoca molto più tarda, circa due o tre secoli appresso il castello di Montone.
Uno dei fattori principali che ne segnò lo sviluppo fu proprio la sua posizione strategica. Ne è testimonianza la continua lotta tra Perugia, Città di Castello e in minor misura Gubbio, per accaparrarsene il dominio. Fu terra di confine, al limitare di tre diocesi e, la sua sudditanza era contesa fra queste tre grandi città e i loro “padroni”, lo Stato pontificio da una parte e l’Impero dall’altra. Nel primo cinquantennio del XIII secolo passò di mano due volte per finire poi stabilmente sotto il dominio e la protezione della guelfa Perugia, nel 1248.