Le origini di Montone (i castelli, la rocca d’Aria)
Montone si eleva sull’altura che si insinua a cuneo tra il fiume Tevere ed un suo affluente di sinistra, il Carpina.
A seguito del processo di incastellamento di epoca post carolingia, quando le lotte intestine all’impero inducono le popolazioni a costruirsi fortezze sia pubbliche che private così sorsero in quest’area sei castelli.
Soltanto uno di questi sei castelli, il Capanneto, ebbe però uno sviluppo urbano, grazie alla ricchezza di acque, alla facilità dei collegamenti e non da ultimo, per un castrum, alle opportunità difensive agevolate dalla posizione centrale rispetto agli altri.
Dei castelli di San Pietro e Montefalcone sono ancora evidenti le vestigia nei rispettivi siti; Rocca d’Aria o Cardaneto sono ancora esistenti; del Poggio non si ha più traccia: era situato sul colle ove ora sorge il cimitero monumentale di Montone.
Guardando verso nord-est, seguendo con lo sguardo il corso del Carpina è ben distinguibile la sagoma della Rocca d’Aria.
Il nome di questo antichissimo maniero, che nei secoli ha alimentato nella fantasie degli storici locali e in quelle popolari ben più di una leggenda, in realtà viene sempre presentato nei documenti come Rocca d’Ara o d’Aria.
La struttura edilizia primitiva, racconta, per le similitudini con altri castelli, che fu costruita tra il X e XI secolo, come il Castel Vecchio.
Il cardinale Ottaviano Ubaldini, nel 1260, acquistò la rocca per Tano suo nipote. Tutta la zona, che più tardi sarà compresa nella contea delle Carpini, era di proprietà dell’Abbazia di Montecorona. Così nel secolo XIII e parte del successivo, gli Ubaldini della Carda figurano come enfiteuti di Montecorona per i vari fortilizi, ville e terre poste presso il castello delle Carpini. Qui Tano ordì, insieme a Faziolo Olivi, la congiura contro i Fortebracci nel 1280.
Nel 1498, anno della morte di un altro Ottaviano Ubaldini, andò in eredità a Guidubaldo figlio di Federico da Montefeltro, che poco dopo la vendette con tutti i privilegi feudali all’eugubino Girolamo Bentivogli. Dopo una serie di peripezie e lotte legali, tutta la contea delle Carpini, passò nelle mani di Giammaria Della Porta; era il 1728.
La Rocca, continuò ad essere proprietà dei conti Della Porta fino agli anni ’90 del XX secolo, quando fu acquistata dalla Regione dell’Umbria.
Si presenta come un torrione che unisce la funzione militare a quella residenziale, secondo una tipologia costruttiva
tipica del X-XI secolo. E’ costituita da un unico corpo di fabbrica a pianta rettangolare, ingentilito sul lato verso valle da una torre circolare. La torre mostra ancora, benché murato, l’originario ingresso costituito da una grande porta posta all’altezza del secondo livello, di quando si poteva entrare soltanto tramite una scala a pioli rimovibile.
Lungo la scala, che si avvolge per tutta l’altezza della torre si aprono gli accessi ai piani, dal piano residenziale era possibile passare al cammino di ronda che era sostenuto una serie di forti e molto sporgenti beccatelli lapidei. La struttura aggettante, costruita in legno, andò perduta a causa della deperibilità del materiale già in epoca molto antica.