La Torre Civica e la Prigione

La costruzione della Torre civica è riconducibile al XIII secolo quando le istituzioni comunali montonesi prendono coscienza del proprio ruolo. La grande torre, alta circa venticinque metri, è appoggiata alle scale che digradano da via S. Francesco; al piano più basso, prospiciente la piazza, una piccola porta immette in una sala dal soffitto a botte; l’ambiente fu usato come prigione per diversi secoli, finché l’amministrazione della giustizia fu regolata dagli statuti comunali medievali e dalle loro successive modificazioni, la cui validità si protrasse fino al 1860; all’interno sono ancora visibili le tracce della sua destinazione.
Il livello immediatamente superiore ospita una sala dalla volta a vela che dalla sua origine fino agli anni ’80 del Novecento ha custodito l’archivio comunale, salendo ancora troviamo l’altissimo vano in cui scorrevano i pesi motore dell’orologio e, nella saletta sotto la cella campanaria, il meccanismo; nella cella costituita da cinque colonnine in laterizio disposte su una pianta trapezoidale, la campana. Nel secolo XVI era già presente l’orologio – nel 1551 tra gli “offiziali” del comune troviamo il moderator horologii che percepiva uno stipendio annuo di 1,5 fiorini.
La campana ora presente risale al 1770, fusa ad opera di Giovanni Battista dell’Aquila. E’ decorata con le immagini del Crocifisso, di S. Rocco, della Vergine e lo stemma comunale. Il “campanone” come viene chiamato dai montonesi, scandisce le ore e ha annunciato le adunanze e i consigli della comunità dal XIII secolo fino agli anni ’70 del secolo XX con il pensionamento dell’ultimo addetto alla custodia della torre.